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CELINE Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 14 ottobre 1992
 
di Jean-Claude Brisseau, con Isabelle Pasco, Lisa Heredia (Francia, 1992)
 

"Perfettamente dominato nell'esaltazione della passione - si diceva a proposito del precedente NOCE BLANCHE - il cinema di Brisseau diventa una riflessione sulla difficoltà, per il mondo della conoscenza, di raggiungere quello del misticismo. Con CELINE è un passo in più, per questo cammino arduo e meraviglioso, che siamo invitati a compiere.

L'itinerario drammatico è sempre quello: l'esistenza di un individuo apparentemente "normale" è sconvolta dall'incontro con un'altra persona, diversa, enigmatica, "anormale". La novità, con CELINE, è che il cinema di Brisseau sembra discostarsi da quel sociale che aveva segnato soprattutto DE BRUIT ET DE FUREUR: per meglio abbandonare quel naturalismo, così istintivo in un cinema di tanta precisione e concisione, a favore di una crescente, esaltante dimensione fantastica.

Nell'arco di poche ore, la bionda, evanescente, viziata, borghesissima Céline (Isabelle Pasco) ha perso tutto: un padre, che scopre soltanto adottivo, un'eredità e pure un fidanzato. Dal suicidio la salva Geneviève (la Lisa Hérédia dei film di Rohmer), che è tutto il suo opposto. Perché è bruna e pratica, sensuale e terrena. Perché fa l'infermiera, ed è abituata a curare le ferite dei corpi, più che quelle dello spirito. È in questo senso che Geneviève consola, e guarisce Céline: togliendole l'arroganza dell'autocommiserazione. Ed insegnandole un paio di posizioni rilassanti di yoga, oltre che a come rifarsi il letto.

Via dagli psicofarmaci, insomma, grazie ad una salutare lezione di vita. Ma nulla è così semplice, e le parti s'invertono. Ora è Céline a sorprendere Geneviève: le scivola fra mani, sfuggendole in quel fantastico, in quel soprannaturale (che Brisseau filma con formidabile impudenza nelle infinite e dovutamente ambigue suggestioni che gli permette lo sguardo cinematografico: sdoppiamenti, premonizioni, persino levitazioni e guarigioni) che ognuno etichetterà come meglio crede.

Filmato con la pudica essenzialità di Bresson, la duplicità dell'Hitchcock di VERTIGO, il simbolismo di Fritz Lang, la familiarità con l'aldilà di Bergman, ma con la sensualità, l'arte di ricadere sulle quattro zampe della realtà quotidiana che gli sono proprie, questo viaggio verso il soprannaturale filmato come una cronaca tranquilla, deve tutta la sua incredibile riuscita ad una padronanza perfetta dell'arte registica. La sola che permette di mostrare quell'indicibile che abita il film. È il vero, l'unico miracolo di CELINE: che molti tenteranno di appropriarsi, ma che pochi riusciranno a ripetere. Fuggire verso l'incomprensibile, il magico ed il bizzarro rifiutando il mistico, per non dire il religioso: fuggire l'angoscia per quella che può anche essere la ricerca di un Dio, ma senza abbandonare il conforto di una natura costantemente presente, con il suo respiro, il suo potere trascendente. Come in un inno consolatorio e panteistico: che invade le immagini del fruscio degli alberi o dell'eco dell'oceano, dei raggi di sole che si fanno strada nel trascorrere del mattino.

La padronanza di linguaggio di Brisseau, l'equilibrio sereno del suo sguardo registico gli permette di sfiorare il banale, senza mai sprofondare nel ridicolo: in questo senso CELINE non è certo un film sulla parapsicolgia, anche per il semplice fatto che l'evoluzione della protagonista avviene dopo la comparsa dei fenomeni più vistosi. Brisseau - ed è una delle ragioni del fascino discreto e straordinario di un film materialistico e metafisico al tempo stesso - si guarda bene da consegnare allo spettatore la chiave di CELINE.

Ed è proprio la mancanza di una "spiegazione" che riesce a suggellare il film con una sequenza sublime: da una finestra spalancata sull'esterno la cinepresa esce, per penetrare e perdersi nel bosco. Nell'evidenza consolatoria della natura: ma anche nel suo mistero destabilizzante. Insolito, intelligente e magnificamente padroneggiato, CELINE - come non bastasse - è anche un film magico."


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